Nel video che vi proponiamo oggi Edgar Wright, regista di film tra cui “L’alba dei morti dementi” (“Shaun of the Dead”, 2004), “Scott Pilgrim Vs. The World” (2010) e “La fine del mondo” (“At World’s End”, 2013), fa un’interessante analisi dell’uso del close-up, nei suoi film così come in film di grandi registi come Rodriguez o Scorsese.
Ci sembra si possano cogliere due importanti insegnamenti dalla visione di questo video, il primo direttamente legato a ciò che dice lo stesso Wright, il secondo più di carattere generale e conseguente al primo.
In primo luogo ciò che si evince è che qualsiasi passaggio narrativo, anche noioso, (nell’esempio di Wright il lavoro di scartoffie della polizia) possa essere reso interessante se si effettuano le giuste scelte registiche, ovvero, in questo caso, un montaggio di rapidi dettagli e veloci movimenti di macchina.
In secondo luogo le considerazioni di Wright ci inducono a riflettere sull’importanza capitale del lavoro registico: chiaramente Wright non è Ėjzenštejn, ma anche lui – come ogni regista dovrebbe fare, sia che si tratti di farlo per una grande casa di produzione americana sia che si lavori da indipendenti o anche per uno spot locale – conosce l’ampio ventaglio di opzioni a sua disposizione, studia e valuta le diverse possibilità stilistiche e tecniche, analizza i registi che lo hanno preceduto e ne ricava insegnamenti; anche lui insomma non si affida al caso nell’affrontare una ripresa, non si limita a piazzare la macchina da presa di fronte all’azione.
In sintesi: nessuno si improvvisi regista solo perché ha in mano un device che “fa anche i video”!
Il regista Edgar Wright parla dell’arte del Close-Up
- 4 Feb 2014
- Danilo Ortelli" class="author">By Danilo Ortelli
- Comments (0)
Up
Rispondi