Abbiamo visto come funziona la distribuzione dei valori secondo una progressione gamma lineare. Ora vediamo cosa accade quando si passa ad una progressione logaritmica.
Nel processo di conversione da gamma lineare a gamma logaritmica un’equazione esponenziale ridistribuisce i valori di codice in modo che, ad ogni differenza di stop, il segnale emesso dai pixel riceva la stessa quantità di spazio di archiviazione. Nel grafico che vedete qui sotto, la curva è diventata una linea mentre sono stati ridistribuiti i valori lungo l’asse delle Y
Si tratta degli stessi dati, codificati questa volta però in un formato logaritmico. La gamma dinamica della nostra ipotetica telecamera viene ora catturata attraverso una progressione percettivamente regolare, a grandi linee proprio come farebbero i nostri occhi. Ad ogni stop viene allocata la stessa identica quantità di spazio in modo che un colorist possa avere facile accesso a tutti i pixel, compresi quelli agli estremi della linea. Come potete notare dal grafico, non tutte le informazioni registrate in RAW vengono preservate; nelle zone più alte della curva non serve salvare tutto il dettaglio a disposizione per cui una discreta quantità di dati viene eliminata.
Ciò che rimane è più che sufficiente per essere utilizzato come Negativo Digitale e può essere colorato proprio come si farebbe con la pellicola.
A onor del vero occorre però precisare che i produttori di telecamere modificano un po’ queste curve per cui anche ciò che è stato spiegato poco sopra non descrive esattamente ciò che accade all’interno del sensore.
Per esempio, quando l’S-Log venne presentato da Sony per la prima volta, aveva una caratteristica molto interessante, comune alle curve logaritmiche, per la quale più ci si avvicinava agli estremi della curva tanto più la formula lo trascinava verso il centro. In questo modo i valori di luminosità non raggiungevano mai i limiti della gamma dinamica poichè la formula semplicemente non glielo permetteva. E’ un po’ come andare in un posto e, a ogni tappa del nostro viaggio, decidiamo di percorrere metà della distanza che ci separa dalla meta: tecnicamente, per quanto ci si possa avvicinare, non si raggiungerà mai la nostra destinazione.
Charles Poynton sostiene che sia possibile registrare efficacemente circa il 99% dell’informazione contenuta in un file 12-bit RAW all’interno di un file logaritmico a 10-bit. E’ vero che si finisce per rinunciare a qualche informazione, ma siamo sicuri che servano realmente tutti quei dati RAW sulle alte luci? La verità è che molto spesso, nel processo di colorazione, la maggior parte di quel dettaglio in più che viene salvato non viene nemmeno utilizzato. Considerato il modo in cui le alte luci vengono poi compresse nel nostro file finale, pare chiaro come tutte quelle informazioni sulla parte alta della curva risultino completamente inutili. D’altronde anche i nostri occhi, quando fissano oggetti molto luminosi, percepiscono solo una minima parte dei dettagli.
Il RAW sembra essere di gran moda di questi tempi e tutti desiderano registrare in questo formato (dopo anni di compressioni selvagge – ndk) per poter sfruttare la migliore qualità di immagine possibile, al prezzo di dimensioni di file mastodontiche.
La registrazione con curva logaritmica molte volte è un’alternativa decisamente valida in quanto molto efficiente e più semplice da manipolare dagli studi che si occupano di grading.
Come molti sanno, quando si registra in Log è opportuno bilanciare il bianco mentre in RAW parametri come il bianco e il guadagno sono semplici metadati che si possono tranquillamente gestire in post-produzione. La domanda ora sembra più che opportuna… il gioco (RAW) vale veramente la candela?
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